Distinguere un suono grave da uno acuto non è impresa ardua.
Cosa li rende differenti? Possiamo rendere visibile l’altezza di un suono?
A queste e ad altre domande daremo risposta in questo video.
Abbiamo già parlato di timbro e di intensità. Oggi è la volta di un’altra caratteristica del suono: l’altezza. L’altezza – in acustica – ci permette di distinguere un suono grave da uno acuto.
Cosa permette la variazione di altezza di un suono? La differente quantità di vibrazioni, ovvero la frequenza di vibrazioni. Maggiore è il numero delle vibrazioni e più il suono diventa acuto; ovviamente minore è il numero e più il suono diventa grave. La variazione di frequenza, al nostro orecchio, giunge più evidente quando le distanze sono ampie suono ACUTO suono GRAVE. Qual è l’unità di misura dell’altezza? L’hertz (Hz).
In un precedente video dedicato all’intensità abbiamo messo in evidenza gli aspetti negativi di una quantità elevata di dB (unità di misura dell’intensità). Il nostro orecchio può subire dei danni se sottoposto a sonorità potenti e prolungate nel tempo (inquinamento acustico).
Con l’altezza il discorso è diverso. L’orecchio umano ha una gamma di altezze percepibili che va da un minimo di 20Hz ad un massimo di 20.000Hz. Ovviamente questi limiti sono di massima e possono cambiare anche in relazione all’età. Al di sopra dei 20.000Hz e al di sotto dei 20Hz per noi è silenzio; frequenze più elevate del limite massimo – o minori del limite minimo – non ci creano alcun problema, solo silenzio. Come ben sapete non è silenzio per tutti: alcuni animali percepiscono ed emettono gli ultrasuoni – frequenze al di sopra dei 20.000Hz – e lo stesso vale per gli infrasuoni – frequenze al di sotto dei 20Hz.
Ora parliamo dell’altezza da un punto di vista musicale. Prendiamo in esame le note, alcune ovviamente.
Partiamo dalla nota emessa dal diapason, il LA “del secondo spazio”: la frequenza relativa a questa nota è 440Hz …