La frottola è una forma vocale in voga nel tardo quattrocento e nei primi decenni del cinquecento.
Spesso trascurata dai ricercatori di musica antica – a favore di forme più ricercate e rappresentative come il madrigale – può risultare una gradevolissima sorpresa.
La sua semplicità e chiarezza strutturale, la varietà dei temi trattati e le molteplici versioni esecutive la rendono ancora oggi fresca e godibilissima.
La frottola è una forma risalente al tardo quattrocento, vocale, polifonica a quattro voci e profana (ovvero che non tratta argomenti religiosi).
Non ha avuto una vita lunghissima perché contribuirà, intorno al 1530, alla crescita di un’altra forma raffinata e ricercata – il madrigale – di gran lunga più ricordata.
La frottola si è sviluppata principalmente nell’Italia settentrionale e si può affermare che Mantova sarà sicuramente una corte importante per la sua fioritura. Proprio a Mantova, grazie ad Isabella d’Este – sposa di Francesco Gonzaga e lei stessa cantante e liutista – i più prolifici e famosi frottolisti opereranno sviluppando questa forma. Citiamo senz’altro Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara.
Di questi e altri compositori, come il Pesenti o il Rossetti, non ci sono pervenute moltissime notizie tranne forse per Bartolomeo Tromboncino che, avendo avuto una vita ricca di episodi violenti (non ultimo l’omicidio della moglie accusata di adulterio), ha lasciato molte più tracce dietro di sé.
Sebbene si sappia poco dei compositori, la loro musica ci è giunta in abbondanza grazie al primo stampatore musicale – Ottaviano Petrucci – veneziano del primo cinquecento, che pubblicò ben 11 libri di frottole. All’interno di queste antologie troviamo anche villotte, villanelle, strambotti ecc.
Nei primo e nel secondo libro delle raccolte petrucciane viene citato un certo “d’Ascanio”, che corrisponde a Josquin Després.
Josquin Després può essere sicuramente considerato uno dei musicisti più rappresentativi del cinquecento…