Ascoltare il silenzio non è un paradosso! Facciamo una pausa?
Magari più di una.
W.A. Mozart, L.van Beethoven e J. Cage ci accompagnano in un percorso sonoro e silenzioso al tempo stesso.
Silenzio: musica per le mie orecchie! Il silenzio, in musica, è musica. Vediamo di organizzare e di rendere tutto più chiaro.
Come vengono rappresentati i vari momenti di silenzio su uno spartito? Con le pause: simboli che determinano le varie durate dei silenzi. Nello schema () che vedete le pause sono poste in parallelo alla durata delle note, così da poterle mettere in relazione fra loro.
I simboli delle pause non hanno grossi vincoli di scrittura, a parte le prime due: quella da 4/4 e quella da 2/4. Chiariamo il concetto: la maggior parte delle pause deve essere posizionata sul pentagramma, ma non in una posizione precisa.
Potete disegnarle lunghe, corte, larghe o strette, non è importante: dovete solo inserirle sulle cinque righe. Mentre la pausa da 4/4 e quella da 2/4 devono essere disegnate all’interno del terzo spazio, la prima appoggiata alla quarta riga, la seconda appoggiata alla terza.
Dopo averne visto la grafica pensiamo alle funzioni delle pause, dei silenzi. Partiamo da quella pratica. Se il compositore è attento e compone pensando anche all’esecutore, inserirà delle pause. Ad esempio per far prendere un respiro o per dare il tempo di ovviare ad effetti talvolta sgradevoli come l’inserimento in velocità di un pedale dell’arpa mentre la corda è in vibrazione.
Passiamo ora alla finalità espressiva del silenzio – delle pause. Prendiamo in considerazione l’inizio della serenata in SOL maggiore per archi di W.A. Mozart “eine kleine nachtmusik” (). Le primissime due frasi presentano pause da 1/8 che danno leggerezza e quelle da 1/4 che dividono le due frasi, le “staccano” …