Dai castrati ai sopranisti

Questo sarà un viaggio nel tempo. Partendo dalla voce dell’ultimo castrato arriveremo ai giorni nostri con la voce di un sopranista.
Tutto contribuirà ad affinare la nostra capacità di ascolto grazie anche ad esempi sonori.

Oggi parliamo di voci particolari, delle voci dei castrati. Analizzeremo gli aspetti storici di queste voci ma, soprattutto, cercheremo di capire quale era il timbro dei castrati.

Possiamo, anche oggi, ascoltare la voce di un castrato. Grazie ad alcune registrazioni di inizio novecento abbiamo la possibilità di ascoltare la voce di Alessandro Moreschi, l’ultimo castrato di cui abbiamo notizia.
Alessandro Moreschi (1858 – 1922), musico del coro pontificio, svolge la sua attività nel periodo ormai di declino di queste voci e principalmente nell’ambito della musica sacra.

Adesso sentiremo una manciata di secondi di una sua registrazione. Sarà un ascolto molto particolare: la tecnica vocale di Moreschi e la registrazione stessa sono molto “datate”.
Sentirete effetti vocali di grande enfasi espressiva dove sono presenti anche pseudo-portamenti e acciaccature dal basso verso l’alto che le nostre orecchie non sono più abituate a sentire. Tuttavia è importante, e molto interessante, poter sentire il registro vocale di un vero castrato, anche se la registrazione è molto vecchia (ascolto nel video).

Ora proseguiamo con il discorso di conoscenza dei castrati. Qual è l’epoca d’oro di questi personaggi e quali sono gli ambiti e i generi musicali da loro maggiormente utilizzati? La castrazione, finalizzata all’ambito vocale, è presente dalla fine del cinquecento e il periodo di massimo splendore e successo dei castrati è compreso fra il seicento e il settecento, sia nel genere sacro che operistico.

Iniziamo dalla musica sacra poiché essa ha indirettamente favorito il diffondersi della pratica della castrazione proprio per impedire la “muta” della voce. Sappiamo che le voci femminili non erano ammesse alle cantorie e, quindi, le voci acute erano ad appannaggio delle voci bianche, dei bambini. Ma i bambini hanno un “difetto”: crescono!
Investire nella loro formazione ed educazione vocale non era quindi molto conveniente … 

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