L’aria è la forma che più di ogni altra ha favorito il successo di un melodramma. E’ il banco di prova per i cantanti.
Grazie ad alcune splendide voci avremo l’opportunità di “entrare” in questa forma vocale.
L’aria è una forma vocale, ma anche strumentale. E’ una struttura che sta in piedi da sola, a sé stante, ma la troviamo inserita anche in altre composizioni come l’oratorio, la cantata, il concerto, la suite e, ovviamente, il melodramma.
In questo video tratteremo solo l’aria nel melodramma, rimarremo solo in questo ambito. Se ne osserviamo l’evoluzione nel corso del tempo ci accorgiamo che uno degli aspetti più evidenti riguarda il sostegno strumentale.
I primi melodrammi – siamo nel 1600 con il “recitar cantando” – dedicano molta attenzione alla parola e quindi, nell’aria, il cantante è sostenuto certamente dall’orchestra ma mai in modo troppo ricco e sovrastante. Può esservi utile risentire l’aria “vi ricorda o boschi ombrosi” Vi ricorda o boschi ombrosi che ben esemplifica il concetto (potete ritrovarla anche nel video monodia e polifonia).
La tipicità di questa struttura, ovvero di avere un inizio ed una fine ben delineata – che si manterrà per molto tempo anche nel melodramma – permette di estrapolare le arie anche dal loro contesto: tipici i concerti lirici in cui i cantanti eseguono arie famose, prese da varie opere, ovviamente anche duetti, terzetti ecc ecc.
Tra il finire del settecento e l’inizio dell’ottocento si comincia a perdere questa struttura così fissa e chiusa. Nell’ottocento prevale il fluire continuo, la musica che accompagna la storia, raccontata non più a compartimenti stagni.
Ora poniamoci la domanda su cui lavoreremo in modo pratico, anche grazie agli ascolti: che finalità ha l’aria all’interno di un melodramma?…
grazie mille mi hai aiutato per una ricerca scolastica!
Felici di esser stati utili.
😉