L’acciaccatura è un abbellimento.
Viene inserita a ridosso della nota cosiddetta reale ed eseguita rapidamente, creando una sorta di scossa ritmica “spruzzata di melodia”.
Ma… in levare o in battere? A seconda del periodo storico l’esecuzione cambia.
L’acciaccatura è un abbellimento.
Approfittiamo subito di un breve ascolto (nel video) per introdurre le acciaccature. Ciò che abbiamo ascoltato era un frammento dell’aria “Ombra leggera”, tratto dall’opera Dinorah di Giacomo Meyerbeer.
Nello spartito, in visione durante l’ascolto, appaiono evidenziati con una lente di ingrandimento i quattro momenti in cui il soprano esegue l’acciaccatura singola; ricordiamo che l’acciaccatura, oltre che singola, si può presentare anche doppia o tripla.
Tale abbellimento si presenta graficamente mediante l’inserimento di note di dimensioni più piccole a ridosso della nota cosiddetta reale.
L’acciaccatura singola, oggettivamente la più frequente, è rappresentata sotto forma di una piccola nota da un ottavo, tagliata obliquamente nella zona della gambetta e del ricciolino. Per le doppie e le triple si utilizzano sedicesimi senza il taglio sulle durate e, talvolta, viene inserita una piccola legatura.
Tutti gli abbellimenti, come ad esempio il trillo, il gruppetto, il mordente ecc., hanno il compito di arricchire, di ornare una melodia e l’acciaccatura non è da meno.
L’acciaccatura consiste nell’esecuzione rapidissima delle note “accessorie” prima della note reale: in tal modo si crea una sorta di piccola scossa ritmica.
Ora continuiamo con gli esempi pratici. Ciò permetterà di mettere in evidenza come si esegue questo abbellimento, sia “in levare che in battere“: due modi diversi per eseguire questo ornamento che rispecchiano ciascuno il periodo di appartenenza del brano…
Un infinito grazie: la lezione mi è stata molto utile per capire come interpretare l’acciaccatura nei vari brani chitarristici di derivazione liutistica rinascimentale.
Grazie, apprezziamo molto il tuo commento